10 domande sulla ricerca
La parola "ricerca" implica di per sé avanzare le conoscenze verso traguardi sempre nuovi; è impossibile bloccare la ricerca entro confini nazionali o imporre moratorie preventive. Bisogna lasciarle massima libertà, il che significa anche massima possibilità di controllo da parte della comunità scientifica su dati, metodi, risultati e impostazione etica.
Divieti e proibizioni portano solo alla proliferazione di "zone grigie" di illegalità, difficili da monitorare e a costante rischio sotto il profilo etico.
Il metodo scientifico consiste nella produzione e raccolta, guidata da ipotesi o teorie, di dati empirici, e nella loro analisi rigorosa e razionale (e, ove possibile, matematica) per giungere ad una conoscenza oggettiva, verificabile e condivisibile della realtà. Prevede che gli esperimenti debbano essere controllabili e ripetibili e che i dati, i nomi di chi li ha effettuati e le modalità con cui si è proceduto debbano essere pubblici. Esperimento, risultati e ricaduta sociale diventano pubblicamente conoscibili solo dopo il "check metodologico" fatto dalla comunità scientifica.
Nella scienza non esiste il principio di autorità, ma è il metodo a determinare pubblicamente la validità di ciò che viene fatto.
La promozione dello “sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica" è indicato come compito della Repubblica nell’articolo 9, comma 1, della Costituzione italiana.
La promozione della ricerca, dunque, è stata inclusa dai Costituenti tra i princìpi fondamentali sanciti nei primi 12 articoli della Carta.
Cultura e ricerca sono valori che vanno di pari passo e devono sempre e solo essere promossi, facendo salvo il loro libero sviluppo.
L’etica dell’accademia o lo stato di diritto implicano che i finanziamenti pubblici, provenienti dalle tasse versate dai cittadini, vengano distribuiti, selezionando i progetti migliori, per ricavarne nuove competenze, possibilità di sviluppo e conoscenza, in modo che apportino vantaggi per l’economia, la salute, l’ambiente e l’intera società.
Non sempre ciò che è tecnicamente possibile è anche moralmente accettabile. Su questo e sul bilanciamento fra libertà di ricerca e altre libertà e diritti (ad es, proprietà intellettuale, sicurezza pubblica e dignità umana) è in corso in questi anni un intenso dibattito. La comunità scientifica, con l'accettazione o meno di una pubblicazione scientifica relativa a una sperimentazione, fa il primo "monitoraggio" dell'eticità di una ricerca e della sua eventuale utilità. Ha, dunque, un ruolo etico di "prima sentinella" di fronte a un pubblico spesso spaventato da evoluzioni e progressi che non capisce. L'approccio critico all'effettiva scientificità delle ricerche e dei risultati raggiunti non deve mai venire meno, e nella valutazione dell'eticità della ricerca sono coinvolti, a vari livelli, chi materialmente la effettua, chi la valuta e i comitati etici che hanno un ruolo di vigilanza.
Un passo importante verso una visione condivisa sul rapporto fra scienza e etica è stato fatto nel 2005 con l’adozione della Carta Europea dei Ricercatori, nella quale viene attribuita grande importanza alla “research integrity”
Ogni ambito della nostra vita può essere oggetto di ricerca. Per comprendere ciò che ci circonda e amplificare e consolidare le nostre conoscenze è necessario individuare documenti e fonti, ricostruire eventi o situazioni, studiarne i fenomeni e i processi, oltre a poter contare su leggi e regole certe e condivise. La garanzia di ogni impresa scientifica è rappresentata dal rispetto di un metodo che prevede rigore, pubblicità e controllabilità di ogni passo compiuto dallo studioso. Non esiste ambito della conoscenza in cui la ricerca, condotta con questo metodo, non sia necessaria.
Si parla di ricerca di base per indicare attività sperimentali o teoriche che hanno come obiettivo l'ampliamento delle conoscenze, a prescindere da un uso specifica di tale sapere.
Anche la ricerca applicata è volta ad ampliare le conoscenze, ma soprattutto con l'obiettivo di applicarne le scoperte in modo pratico e specifico.
I progetti di ricerca possono richiedere un tempo molto lungo per essere immaginati, finanziati, condotti e portati a termine. Si tratta di un lavoro che si sviluppa in diversi anni. Allo stesso modo, la nascita e lo sviluppo di una comunità scientifica, la formazione alla ricerca di una nuova generazione di ricercatori richiedono tempi molto lunghi che non sono compatibili con politiche e programmazioni di breve respiro che puntano al risultato immediato. Il fattore tempo è dunque essenziale per una programmazione della politica della ricerca che impedisca la marginalizzazione e la dispersione della comunità scientifica.
Esistono diverse tipologie di ricerca e ciascuna necessità di finanziamenti dedicati in base agli obiettivi che si propone di raggiungere. Le voci di spesa sono diverse e variabili. La prima fondamentale voce di spesa di un progetto di ricerca, sia esso di natura scientifica o umanistica, è certamente il personale, qualificato e con diversi livelli di esperienza. Nella ricerca scientifica, nei laboratori, sono poi necessari prodotti “di base”, quali, ad esempio, i gas, i liquidi refrigeranti, guanti, mascherine, copriscarpe e camici, o ancora alcool, piastre per colture cellulari, pipette per prelevare i liquidi. I reagenti e gli anticorpi sono la spesa più elevata, insieme agli strumenti (ad esempio: gli spettrofotometri, i criostati, i microscopi elettronici o i citofluorimetri e molti altri). Infine, bisogna tener conto dei costi di pubblicazione degli articoli scientifici necessari alla condivisione e pubblicità di qualunque scoperta.
Il costo diminuisce in qualche misura per la ricerca nel settore umanistico dove non sono necessarie importanti spese per attrezzature e materiali di consumo, ma il costo è dato principalmente dai ricercatori che ci lavorano, dai viaggi per studiare il materiale bibliografico in Paesi anche molto lontani dal nostro o per effettuare interviste o confronti a livello internazionale.
Per poter impostare al meglio la ricerca, serve certezza, negli importi e nei tempi, delle risorse a disposizione, che devono essere erogate secondo procedure chiare, aperte e competitive, con regole studiate per individuare da subito conflitti d'interesse, progetti copiati e altre anomalie. Serve anche un progetto a lungo termine di formazione responsabile dei giovani ricercatori in modo che possano apprendere il rigore, l’imparzialità e l’etica del metodo scientifico dai colleghi più anziani permettendo la trasmissione e l’ampliamento consapevoli della conoscenza. Servono spirito di servizio, capacità di condivisione e lavoro di gruppo nel rispetto e della promozione della crescita personale e delle carriere di tutti. Serve trasparenza nella comunicazione dei risultati scientifici sia ai colleghi che al territorio, promuovendo anche la divulgazione dei risultati negativi, spesso considerati inutili, ma invece importanti per scartare ipotesi e indirizzare nuove ricerche.
Il processo di peer review - cioè la revisione dei metodi e dei risultati della ricerca da parte di esperti terzi e imparziali - e una valutazione di qualità sono fondamentali.