La Statale e la ricerca sul Covid-19
Fin dagli inizi della pandemia del nuovo coronavirus SARS-CoV-2 (anche noto come Covid-19), l'Università degli Studi di Milano è stata in prima linea nella gestione dell’emergenza, non solo attraverso lo straordinario lavoro del suo personale sanitario, ma anche mettendo a disposizione della città, del Paese e dell’intera comunità le sue competenze scientifiche in ambito virologico, immunologico, farmacologico, clinico e genetico.
Per ottenere in tempi brevi risultati immediatamente traslabili al territorio sulle caratteristiche del nuovo virus, sulle modalità di evoluzione dell’infezione, sulla risposta immunitaria indotta nella popolazione, e sulla messa a punto di nuove terapie specifiche, l’Ateneo ha deciso di dedicare ai progetti di ricerca in questo ambito il fondo straordinario “Ricerche Emergenza Coronavirus”.
Per l'avvio immediato dell'azione, il 3 marzo 2020, il Consiglio di Amministrazione dell'Ateneo ha approvato all'unanimità un primo stanziamento straordinario di 100.000 euro dai fondi derivanti dal 5 per mille, seguito da un secondo stanziamento di 50.000 euro, con i quali è stato possibile fornire un budget di partenza ai progetti più meritevoli presentati alla valutazione di un apposito Comitato di Probiviri.
Un primo gruppo di progetti ad alta priorità guidati da docenti che afferiscono a vari dipartimenti dell'Università Statale di Milano. Selezionati dal Comitato di Probiviri per l'alta traslabilità sul territorio dei risultati attesi, vedono al lavoro a stretto contatto i dipartimenti dell'Ateneo e i poli universitari degli ospedali Sacco, San Paolo e Policlinico Ospedale Maggiore di Milano.
A partire da febbraio, sono stati pubblicati molti articoli scientifici: un primato assoluto che, come evidenziato da un’analisi sul database biomedico Europe Pmc, vede l'Università Statale di Milano al primo posto in Italia, insieme con l’Ospedale Spallanzani di Roma, nella produzione scientifica sul tema.
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